sabato 25 aprile 2015

Recensione: Pétronille di Amélie Nothomb

Dove e quando l'ho comprato?
La casa editrice Voland, come ogni anno, me l'ha gentilmente inviato.

Dove e quando l'ho letto?
In un pomeriggio uggioso, a metà tra la biblioteca e il tragitto per andare in piscina.

Che cosa?
Petronille è l'ultimo romanzo di Amelie Nothomb, autrice belga di lingua francese; in Francia è una celebrità, pubblica un libro all'anno da più di vent'anni per Albin Michel ed è una delle autrici letterarie più amate e vendute dei nostri tempi. In Italia è ancora un'autrice di nicchia, il che è ben lungi dal dispiacermi.

Perché?
Ho letto praticamente tutto quello che ha scritto e ho cominciato i primi anni del liceo. E' una delle autrici cui sono, da sempre, più fedele. Nella sua produzione si intrecciano storie fantastico-surreali e un filone autobiografico in cui racconta la sua rocambolesca vita da personaggio. Negli anni, nonostante alcune delusioni, non mi ha mai annoiata. Scrive la parola "pneumatico" in ogni romanzo e dichiara di scrivere per avere la certezza di esistere. Ho avuto anche il piacere di conoscerla, al salone del libro di qualche anno fa. Ricordo con simpatia che, con la sua flemma stralunata, aveva chiesto al mio accompagnatore (un amico più grande di me) se fosse mio padre. Sempre la parola giusta al momento giusto, nella vita come nella scrittura!

Con che cosa?
Insieme a libri di antropologia culturale, manuale di didattica dell'italiano L2 e a L'amante di Marguerite Duras. Non si vede affatto che mi manca Parigi. Proprio no.

Autore: Amélie Nothomb
Titolo: Pétronille
Editore: Voland
Traduttore: Monica Capuani
Collana: Amazzoni
Pagine: 120
Prezzo: 14 euro
Anno: 2015
Trama: La storia di un’amicizia e di una passione. L’amicizia è quella fra due scrittrici, una già affermata e idolatrata dal pubblico e l’altra geniale ma esordiente all’inizio della narrazione: Amélie Nothomb e Pétronille Fanto. Il racconto scandisce i momenti più bizzarri di questo inusuale legame che prende forma e consistenza fra libri, librerie, letteratura e indimenticabili bevute. A unire le due donne infatti, oltre alla scrittura, c’è anche la comune passione per lo champagne.

RECENSIONE

A volte penso che dovrei prendermi una settimana di tempo da trascorrere rileggendo tutti i libri di Amélie: la frequento da talmente tanti anni che i ricordi dei suoi romanzi a volte si mischiano, si confondono, in una girandola colorata di emozioni e immagini. Per essere un'autrice che passa la maggior parte del suo tempo a guardarsi l'ombelico, con un'autoreferenzialità che le si riesce a perdonare soltanto perché è lei, le sue storie hanno sempre una costruzione ad orologeria, una temperie che ti afferra e ti trattiene. Questo Pétronille non fa eccezione, pur collocandosi a mezza via tra il filone fantastico e quello autobiografico, come raramente era successo prima: il nome della protagonista, autrice "maudite" giovanissima, proletaria, semisconosciuta e talentuosa, è fittizio, ma la figura che cela è, con tutta probabilità, una persona reale, che popola la vita dell'autrice.

Pétronille, come tutti i personaggi nothombiani, non ha un nome scelto a caso: è un  arcano e ambiguo, un nome di origine antica (latina, o forse addirittura etrusca) un nome di martiti e sante, ma anche un nome che, nella sua variante Parnel, era caduto in disuso in Cornovaglia, in quando diventato sinonimo di "prostituta". 

La Pétronille del titolo è un amalgama di genio e follia, di lucidità scritta e pragmatica avventatezza: Amélie è quasi trentenne, scrittrice già affermata, quando conosce la sua lettrice Pétronille, mascolina e ancora adolescente, alla presentazione letteraria di un proprio romanzo, per poi invitarla a bere champagne con lei. 

A partire da questo incontro topico si snoda un'amicizia discontinua ma intensa e particolare, in cui Pétronille diviene la compagna di bevute di Amélie: tra reciproche attestazioni di stima autoriale e serate alcoliche a stomaco vuoto, tra improbabili riunioni parentali, trasferte estere (esilarante quella in cui Amélie va ad intervistare Vivienne Westwood) vacanze sulla neve ed esplorazioni del deserto il legame tra le due scrittrici cresce, si intensifica. Fino alla resa dei conti finale, che culmina nella più nothombiana delle risoluzioni.

L'autrice accosta a più riprese la dicotomia tra lei e Pétronille alla formidabile accoppiata Shakespeare-Marlowe, di cui, peraltro, la sua giovane amica è studiosa accanita. 
Già solo per questo ci sarebbe materiale sufficiente per crocifiggerla sull'altare dei vanesi, forse persino degli iconoclasti, ma come al solito non ci si riesce: la sua prosa aguzza e penetrante ti scava dentro e non lascia scampo, si finisce per perdonarle tutto. 
Pétronille, tra gli ultimi, si rivela sicuramente come uno dei suoi romanzi più interessanti, che affronta un'altra delle molteplici declinazioni dell'essere scrittori: dopo il viaggio giapponese della star Amélie di "La nostalgia felice", dopo il rapporto con i lettori in "Una forma di vita", Amélie sceglie di indagare quella che per lei è la più nebulosa e problematica delle relazioni umane, l'amicizia. Ancora di più perché si tratta dell'amicizia tra due scrittrici, con tutti i suoi pericoli e i contraccolpi emotivi; qualcosa di bello e estremamente intenso, come può ben capire chi come me scrive e ha amici scrittori.

Il finale è di comodo, scioccante e forse troppo un deus ex machina, ma a parte ciò Petronille mi è piaciuto davvero tanto e ne consiglio la lettura anche a possibili neofiti della Nothomb. E a tutti i miei amici scrittori, ovviamente.

L'AUTRICE
Figlia di diplomatici, è nata a Kobe, in Giappone, nel 1967. Nel 1992 viene pubblicato in Francia da Albin Michel il suo primo romanzo, Igiene dell’assassino, che diventa il caso letterario dell’anno: 100.000 copie vendute, due riduzioni teatrali, un film. Nelle edizioni tascabili lo stesso romanzo vende altre 125.000 copie. Da quel momento pubblica un romanzo all'anno, fedele alla stessa casa editrice, Albin Michel, come in Italia è fedele alla Voland. Il romanzo Stupore e tremori (Albin Michel 1999) ha venduto in Francia 400.000 copie. Tradotta in 15 lingue, ha ottenuto numerosissimi premi letterari tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori (da cui è stato tratto anche un film diretto da Alain Corneau), il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore. Sin dal suo primo romanzo Amélie Nothomb ha imposto uno stile: sguardo incisivo, spesso impietoso e crudele, umorismo fulmineo, storie originali che ruotano intorno a sentimenti eterni.